Nell’attimo del gerundio esistenziale, mi tengo vivo come posso, attraverso esperienze che partono dal basso di me. Perciò, sollecito i sensi attraverso molteplici declinazioni del gerundio esistenziale, che evoca l’idea dello stare in movimento. L’attimo, potrebbe declinarsi in questo elenco di stati misti che volutamente lascio tali:
-giocando con i miei figli senza pretendere troppo da me;
-portando Lola al campo addestramento;
-comprando cibi buoni in mercati rionali;
-entusiasmandomi nel mio lavoro quando incontro un altro;
-sperando di tornare presto a pesca;
-accettando come naturali i miei sentimenti di invidia e gelosia;
-accogliendo la tristezza quando arriva;
-ascoltando musica post-punk;
-portando in giro con orgoglio il mio libro;
-associando e studiando;
-tifando come un bambino;
– riconoscendo le mie paure;
-assecondando senza vergogna il mio impulso alla scrittura;
-pianificando sessioni di attività sportiva sufficientemente buone;
-romanzando le mie sedute;
–rimanendo stupito dalla potenza di alcuni incontri;
–vivendo le pause in modo non depressivo;
– rimanendo stupito dall’annacquamento di certe relazioni;
-chiedendomi cosa possa provare l’altro quando dico o faccio qualcosa;
-componendo canzoni che troverò il coraggio di far ascoltare;
-regredendo nelle parentesi di vacanza o nelle cene tra amici;
-schematizzando, leggendo, catalogando, ordinando;
–fantasticando per poi rientrare;
-integrando stanchezza e forza di volontà;
-riconoscendo l’autorevolezza di chi ne sa più di me (continua…);
-assumendo nei suoi confronti uno stato di dipendenza evolutiva;
-curando la bibliografia di ciò che scrivo;
-dedicandomi alla cucina creativa;
-passeggiando nella mia città a naso all’insù;
-riflettendo quando viene e quanto basta sui sogni senza angustiarmi se non li ricordo;