L’ordine delle cose

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In autunno voglio il fuoco che scoppia, in inverno la neve che cade, in estate il sole che scotta, in primavera un fiore che sboccia.

Nell’attesa voglio l’ansia di vivere, nella vicinanza qualcosa che manca, nella distanza la lontananza, nel resto quello che avanza.

Nell’antipasto il sapore più forte, nel primo ordinarlo due volte, il secondo incartocciarlo perfetto, il caffè berlo sempre corretto.

Diplomati per lavorare, laureati per fare ricerca, alambicchi per gli scienziati, le traiettorie di vita chiamarle fati.

La passeggiata per digerire, la corsa per alleggerire, le flessioni per sedare la colpa, che tanto le fai solo una volta.

I misteri per quel fatto di ieri, la certezza per una visuale più netta, la penombra perchè mi asseconda, tra il lusco ed il brusco del mare in un’onda.

Il giorno per pensare a cambiare, la notte per cambiare il pensare, perchè sono i fatti a fare i miei mondi, nelle strofe dei miei bisogni.

Sarebbe bello infatti cantare che i sogni trasformano il mondo, ma a casa mia, se non mi confondo, il tondo fa rima con tondo.