Arriva il momento in cui chiedere di render conto diventa un atto etico. In quel preciso istante, ogni sopruso ed ogni arroganza, così come ogni discriminazione ed ogni dimenticanza, non spaventeranno più. L’unico mezzo è mantenersi lucidi e vivi, trovare tane di sopravvivenza oltre il grande mare dell’ignoranza. A volte “la crisi” diventa una scusa per non partire accettando il rischio di trovarsi “la cura” senza che questa ci venga servita dai grandi sapienti. Leggere non basta. Deve trasformarsi in scrivere e nel coraggio di denunciare tutto ciò che è osceno perché rientri sotto i riflettori della scena ed evapori come neve al sole. È osceno paralizzarsi come giovane oggi. È osceno assopirsi dietro al proprio cantuccio. È osceno non vedo non sento non parlo. È osceno provare compassione fine a se stessa senza impegno. È osceno non sentire l’irrefrenabile desiderio di dar forma a un movimento, ad una nuova onda, a nuovi riti -di passaggio, di confronto, di scontro – per riscaldarsi e accendersi in un’epoca di erosione del senso e dei valori. È osceno, infine, sentirsi fuori dalla scena quando invece inconsapevoli si recita il ruolo di protagonisti. Ci vogliono protagonisti-senza-scena. Riconquistiamocela.