IN CON TATTO*
Siamo in con tatto.
Ci faremo conoscere come esperti, ma non come sapienti.
La nostra disponibilità a parlare
traghetterà l’uomo dal potere del controllo al potere di cambiare.
*Tratto da “Non esiste una giustificazione. L’uomo che agisce violenza domestica verso il cambiamento”. Romano Editore, Firenze 2013.
Dalla crisi al “risveglio” – Le persone che incontro presentano tutte una crisi a cui non riescono a dare da soli/e una risposta evolutiva. I bambini comunicano con il panico la perdita di una base sicura. I giovani balbettano il linguaggio dell’autonomia. I genitori sono abitati dai fantasmi distruttivi della negazione, del rimorso e del senso di colpa. Uomini e donne non sanno far fronte all’imprevedibilità dell’amore o all’imponderabilità delle conseguenze di una scelta.
La svolta esperienziale dell’incontro terapeutico, se le cose vanno come devono andare, aumenta la possibilità che avvenga un “risveglio” delle persone che assisto, con la conseguente ri-scoperta delle risorse possedute per affrontare in modo proattivo i problemi che quotidianamente portano nella stanza di terapia.
L’assunzione di una responsabilitá, la decisione di interrompere una relazione, la vendita di una casa, la capacità di affrontare un professore antipatico, saper dire di no ad un amico che decide sempre lui, rinunciare all’uso di modalitá violente per manifestare se stessi, sono tutti esempi poliedrici di quel che chiamo risveglio delle abilità di vita che, come ci ricorda l’Oms, presiedono al nostro benessere emotivo e relazionale.
Nel mio modo di intendere la relazione di aiuto, il “risveglio” detta i tempi del percorso, che non sono prevedibili a priori e non danno alcuna garanzie di successo. Ogni cliente ha perciò il suo tempo, in sintonia con quanto espresso dall’approccio motivazionale al colloquio, che situa ciascuna richiesta di aiuto in una particolare fase di disponibilità e motivazione al cambiamento (Prochaska e DiClemente, 1984).
Alle origini del disagio – La mia formazione psicodinamica si interseca con quella relazionale nella lettura diagnostica delle difficoltà di vita che ascolto. Mondo interno e piano relazionale sono in interscambio continuo ed immersi nella complessità della “nicchia ecologica” all’interno della quale si struttura il nostro comportamento (Bronferbrenner, 1979). Momento storico, cultura e famiglia, rappresentano perciò il contenitore in cui si inscrive l’universo dei codici consci ed inconsci con cui interpretiamo e trasformiamo la realtà attraverso la relazione.
In questa dimensione ecologica, la particolare combinazione di fattori protettivi e di rischio – individuali, relazionali, sociali e culturali – aumenta a tal punto la vulnerabilità dell’individuo che rende in certi casi inevitabile l’esplosione di un disagio attraverso molteplici vie sintomatiche.
Alessitimia, uso della violenza, inibizione affettiva, psicosomatica, incapacità di dar voce ai sentimenti sono i nuovi sintomi che incontro nella clinica e che rendono testimonianza di un soggetto diventato muto ed incapace di nutrire la matrice simbolica dei significati affettivi che proteggono dall’impatto con un reale angosciante.
Invitare a cambiare – Alla base di ogni malessere, sussite una condizione di fragilità che da sintomo va trasformata in domanda ed accompagnata in un lungo e spesso doloroso processo di autointerrogazione. Che uomo voglio diventare? Che donna diversa voglio essere? Cosa voglio comunicare ai miei genitori attraverso te? Come voglio trasformare la mia famiglia in un luogo in cui conciliare il bisogno di diventare me stesso/a con la mia legittima ricerca di riconoscimento e di amore?
Nel lavoro con ogni cliente, l’alleanza terapeutica rappresenta un fattore decisivo per favorire il processo di cura, a conferma del fatto che la qualità del legame costituisce il predittore più affidabile di un buon trattamento (cfr. ad esempio, Orlinsky e coll., 1994). In questo clima non direttivo – almeno fino a quando non sia esplicitamente richiesto dall’attore/attrice del processo – propongo “inviti” orientati al cambiamento ed alla identificazione di nuovi scenari etici nella vita del cliente (Jenkins, 1990), facendo assumere al colloquio una continua tonalità evocativa del cambiamento.
Il motore della relazione terapeutica – A conferma di quanto sostenuto dall’impostazione relazionale ed intersoggettiva (Luborsky, 1984; Mitchell, 1988; Stolorow e coll. 1994), la psicoterapia rappresenta una “finestra aperta” all’interno degli schemi patogeni ed un’occasione per favorire la co-costruzione di un nuovo laboratorio narrativo, che diventa matrice prima di senso e poi di cambiamento attraverso il sostegno fornito da un intervento professionale non ingenuo, rispettoso e appassionato.
Alexander (1993) e Weiss (1993) ci ricordano infatti che il meccanismo di azione dell’esperienza terapeutica risiede nella possibilità di favorire esperienze riparative dei modelli disfunzionali interiorizzati e responsabili dell’atrofizzazione della libertà espressiva ed esperienziale dell’individuo.
In questo scenario teorico, cerco di aiutare l’altro a riapprendere, a cessare di aver paura della sua paura (Pauncz, 2013) e a recuperare la fiducia nella speranza, senza evocare in tal senso alcuna mistica ed utilizzando come strumenti di lavoro la relazione, l’aggiornamento professionale ed una costante attività autoriflessiva sul mio operato nel rispetto del codice deontologico dell’Ordine degli Psicologi.
Indicazioni bibliografiche
Bronferbrenner E. (1979), Ecologia dello sviluppo umano. Tr. it. Il Mulino, Bologna 1986.
Jenkins A. (1990), Invitations to responsibility. The therapeutic engagement of men who are violent and abusive, Dulwich Centre Publication.
Luborsky L. (1984), Principi di psicoterapia psicoanalitica. Manuale per il trattamento supportivo-espressivo. Tr. it. Boringhieri, Torino 1989.
Mitchell S.A. (1988), Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi per un modello integrato. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 1993.
Orlinsky D.A., Grawe K., Parks B.K. (1994), “Process and outcome in psychotherapy: noch einmal”. In Bergin A. E., Garfield S.L. (1994) (a cura di), Handbook of psychotherapy and behavior change, Wiley, New York.
Prochaska J.O., DiClemente C.C. (1986), “Toward a comprehensive model of change”. In Miller W.R., Heather N. (Eds.), Treating Addictive Behavior: Processes of Change, Plenum Press, New York.
Stolorow R., Brandchaft B., Atwood G. (1994), La prospettiva intersoggettiva. Tr. it. Borla Editore, Roma 1996.