«La verità e la non-violenza sono antiche come le colline»
M.K. Gandhi
Teoria e pratica della non-violenza Einaudi, 2006
Nel mio intervento di ieri alla giornata di studi “Vincere la violenza alla donna” organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Firenze ho cercato di coinvolgere tutte e tutti in un messaggio culturale.
L’assunto di base da cui parte ogni forma di azione e contrasto della violenza, a favore di chi la agisce e subisce, è aumentare i gradi di libertá del soggetto attivo o passivo rispetto alla possibilità di scegliere.
Se psicologizziamo la violenza, utilizziamo categorie di potere. Se psichiatrizziamo, anche. Se nosologizziamo, peggio che mai. Il concetto di scelta apre le porte a quello che più ci interessa, e che è il cambiamento culturale, che dovrebbe iniziare nelle piazze, nelle palestre, nei bar di provincia, nei campetti da calcio.
Si può scegliere che cultura essere, nell’appartenenza e nella differenziazione. E se proprio si fosse “ammalati” di violenza, si può sempre scegliere di curarsi o meno.
Trasatti spiega in modo esemplare in Educazione e non violenza, come occorra decostruire gli stereotipi che stanno intorno alla non violenza, oltre che quelli che ruotano intorno alla parola violenza.
Non violenza non è passività, ma è assertività e coraggio di far valere le proprie idee in modo rispettoso.
Non violenza non è spiritualismo ma impegno strategico, sinergico ed efficace.
Non violenza non è “noi-voi” ma “noi e voi” oltre le dicotomie che semplificano e scindono il mondo.
Non violenza significa dire no ad un problema che è strutturale e sussume la violenza di genere.
A mio modo di vedere la violenza è, nella maggioranza dei casi, la deriva di un modo di essere culturale. E lo dice l’ Oms, che all’interno del modello olistico ed ecologico della complessità, sottolinea le determinanti culturali della violenza.
Nell’epoca delle “passioni tristi”, come dicono Benasayag e Schmit, dovremmo nutrire il futuro soprattutto di una nuova speranza culturale che faccia della non violenza pratica, teoria e strategia.
Idee:
1) revisione degli stereotipi dell’esser maschio e l’esser femmina a partire da sè;
2) impegno nel cambiamento sociale in ogni contesto possibile: intimo, amicale, informale, professionale;
3) adesione ad un’ottica non giustificazionista della violenza ma aperta alla speranza non mistica;
4) adesione ad un’ottica pluricausale della complessitá della violenza che non ne snaturi la trama culturale che la compenetra e sottende;
5) scrivere e generare idee incontrando gente comune;
6) trovare sintesi, comunanze e differenze tra modelli teorici diversi, riconoscendo quanto le categorie di potere abbiano avviluppato le nostre forme di sapere;