La mancanza di spontaneità

IMG_11417077852430

Provo sempre più spesso la disturbante sensazione  di dialogare con persone che attivano  la sola parte sinistra del cervello.

Tutto ciò che attiene ad uno scambio  profondo  viene relegato nei bassi fondi della comunicazione in nome dell’aziendalismo imperante della nostra vita. La netta separazione tra famiglia e professione, tra mondo dell’intimità e mondo della produttività, tra privacy e pubblico ha creato questo scisma violento che si chiama mancanza di spontaneitá. Hai presente quando dici qualcosa e l’altro dice: eh. Si. Infatti. O quando ad una cena condividi per ore i piatti ma non resta niente che evochi uno spessore emotivo. O quando gli incontri tra le persone, le riunioni di lavoro, il dialogo tra amici rimane imbalsamato nei clichè. L’istinto della convenienza, il giocare in difesa e la paura dell’esposizione generano la mancanza di spontaneità. Penso che questo impoverisca fortemente la vita di ciascuno, sia di chi emette, sia di chi riceve. Penso che negli incroci relazionali, ciò che è tuo prima o poi transita anche in ciò che è mio e lo influenzi e che la mancanza di spontaneitá ci stia allontanando un pò tutti da tutti. Non dico certo che si dovrebbe essere sempre aperti al flusso emozionale tra le persone; ritengo, però, che dovremmo avere meno paura di sfatare il mito che  le emozioni siano un segno di fragilità e debbano essere compensate dal bisogno di sfoggiare qualche forma di  “sapere x”, utilizzato come protuberanza fallica per coprire le proprie vergogne.

L’assenza come evidenza

20140831_164333

L’assenza è un’evidenza ed ogni giorno la confrontiamo come cliente scomoda della nostra umanità. L’assenza come causa motiva il desiderio e la nostra ricerca interiore. Ma anche la persecuzione e il delitto. L’assenza come conseguenza è l’esito ineliminabile  delle nostre scelte e delle inevitabili perdite,  che ci fanno comunque sentire individui unici.

Viviamo sospesi nel tentativo di colmarla, per quanto nessun oggetto fará pari, e lascerà sempre un fondo di inquietudine. La questione centrale, per ciascun uomo e per ciascuna donna, penso che stia nel trovare forme evolute di reazione alla specifica assenza che di volta in volta affronta.

Le risposte possibili parlano infatti molte diverse lingue.  Quella dell’arte, della poesia, della musica e della letteratura. Quella del riposo e della meditazione. Quella dell’hobby e dello svago creativo. Ma anche quella della violenza, dell’uso indiscriminato del potere e della prevaricazione.

Quando le risorse latitano, quando i destini sono vincolati, quando ci appiattiamo sulla soddisfazione del bisogno, una deriva dell’assenza – di una conferma, di una consolazione, di una aspettativa – è rappresentata dalla ricerca rabbiosa dell’autoaffermazione. L’assenza perde la sua funzione di motore e diventa fantasma persecutorio che miete ogni limite, deserto depressivo in cui la fame dell’altro sopravanza la ricerca di sé.

XXII CONVEGNO NAZIONALE SULLA TUTELA DEL BAMBINO – 12 e 13 dicembre

Screenshot_2014-10-10-13-22-59-1

Il 12 dicembre parteciperò al XXII CONVEGNO NAZIONALE SULLA TUTELA DEL BAMBINO dedicato alla memoria di don Silvio De Annuntiis

PROTEGGERE I BAMBINI, CURARE GLI ADULTI
Modelli integrati di presa in carico e di intervento nel maltrattamento infantile e familiare

Centro Studi Sociali, Scerne di Pineto, 12-13 dicembre 2014

Effettuerò un intervento dal titolo:

Uomini fragili, risposte violente. Linee guida per il trattamento dell’autore di violenza domestica come fattore di prevenzione e protezione

Sotto il link per la scheda di iscrizione al convegno

http://www.ibambini.it/site/formazione/corsi/detail/26

Qualcosa che si approssima al sogno

sogno

Ci sono esperienze nella vita che sono liminali al sogno. Per quel poco che ho capito su come nascono, credo che derivino da forti impatti con cose della natura. L’esito è quello di sentirsi scossi da un’energia che fa coabitare insieme il piacere con la sensazione della paura; la sospensione, nel concedersi se stare o meno in bilico tra gioco e realtà o ritornare frettolosamente in uno dei flussi in cui scorre standardizzata la vita.

La casistica è molteplice e potrei raccontare di numerosi istanti in cui questo momento magico si presenta.  Negli ultimi giorni, ad esempio, l’ho provato durante un’immersione in un’acqua poco profonda, seguendo un piccolo branco di pesci che non sembravano spaventati da me. O durante una corsa in cui l’ecosistema composto dai miei muscoli e l’aria intorno ha creato qualcosa di molto simile alla perfezione. O quando, nel dormiveglia, ho fantasticato un pensiero che poi, durante una sessione di lavoro, è stato puntualmente citato da un cliente.

Il momento magico capita anche quando tuo figlio cerca naturalmente la mano, proprio mentre avresti richiesto la sua presenza. Quando la temperatura si fa improvvisamente ideale. Quando casualmente trovi una posizione comodissima in cui vorresti stare all’infinito. Quando incontri lo sguardo di una mucca e ti sembra di aver capito tutto. Quando segui il profilo di un monte e ti viene in mente il concetto di pienezza. O quando, pochi secondi dopo il tuo intuito, un indizio si trasforma in prova.

Tendenzialmente, sono momenti privati o provati in un microclima che predispone al sogno; in linea preferenziale, dunque, al mare, in campagna, tra gli animali, durante una terapia; raramente, capita di intercettarli anche con persone reali che si concedono di stare immerse, quanto basta, nelle trame della vita fuori dal ciclo.

E’ perturbante la naturalezza con cui si presentano. Sono in grado, con una dolcezza decisa, di rendere obliqua ogni forma di equilibrio, lasciando aperta una domanda pre-verbale ma non viscerale; ancora troppo involuta per chiamarla simbolo, giá abbastanza evoluta per non chiamarla bisogno.

Penso che il nesso relazionale che connette istanti così diversi e che ci consente di coglierli sia l’assenza di giudizio, una moderata quota di inquietudine, uno sguardo stuporoso che assomiglia a quello di un bambino ed il bisogno di sentirsi vivo.

Si tratta infatti di esperienze a perdere, che non costano niente e che non possono essere fotografate (per quanto ci tenti) o postate su facebook  (per quanto lo faccia).

La loro eclatanza, sta tutta nella loro non straordinarietá: sono battiti di una bellezza inconfondibile quanto quotidiana, distribuita sul crinale che separa il sonno dall’eccitazione sensoriale.

In loro attesa, lo stato psichico a cui abbandonarsi è quello normalmente triste, perché nel fervore maniacale del dire, fare e pensare, non c’è spazio per questo brandello di moderata felicità.